Israele ultimatum ad Hamas: 7 giorni per accordo poi entriamo a Rafah
Israele minaccia un’operazione militare a Rafah se non si raggiunge un accordo di cessate il fuoco con Hamas entro una settimana
Israele ha posto un ultimatum ad Hamas, dando una settimana di tempo per raggiungere un accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. In caso contrario, Tel Aviv ha minacciato di avviare un’operazione militare a Rafah, dove si rifugiano circa 1,4 milioni di palestinesi. Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, l’Egitto ha collaborato con Israele sulla nuova proposta di cessate il fuoco presentata ad Hamas lo scorso fine settimana.
Ismail Haniyeh, capo dell’ufficio politico di Hamas, è recentemente tornato in Qatar dopo un viaggio di due settimane in Turchia, durante il quale ha tenuto una serie di incontri ufficiali. Tra gli interlocutori di Haniyeh figurano il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, il ministro degli Esteri turco e la leadership del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina.
Yahya Sinwar, il leader militare di Hamas a Gaza, ritenuto nascosto nei tunnel, non ha ancora risposto alla proposta di accordo. Nel frattempo, l’Egitto ha invitato i negoziatori di Hamas a tornare al Cairo nei prossimi giorni.
Il giornale libanese Al Akhbar ha confermato che l’Egitto avrebbe ricevuto la promessa da Israele di rinviare qualsiasi operazione militare a Rafah almeno fino alla fine della prossima settimana.
I mediatori di Egitto e Qatar, coinvolti nei negoziati per l’accordo per il rilascio degli ostaggi trattenuti dall’attacco del 7 ottobre nella Striscia di Gaza, hanno concesso ad Hamas più tempo per rispondere all’ultima proposta. Secondo Al Akhbar, i mediatori di Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno ricevuto indicazioni certe che la posizione attuale di Hamas è negativa.
Nelle scorse ore, il canale israeliano Channel 12 ha riferito che Sinwar avrebbe avanzato tre richieste specifiche. Vorrebbe un impegno formale per la fine senza condizioni dei combattimenti, non vorrebbe che Israele impedisse il ritorno in Cisgiordania dei detenuti palestinesi che verranno rilasciati in cambio della liberazione degli ostaggi, e vorrebbe dettagli sui materiali che Israele non vuole far entrare nella Striscia durante la ricostruzione.
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(con fonte AdnKronos)
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